Posted on 27 Aprile 2016 by
Alessia Musumeci in
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Commenti disabilitati su La bocciatura di Moody’s: Pmi italiane troppo deboli
Erano il punto di forza del tessuto imprenditoriale italiano, il motore di un’economia che dà lavoro a 5,2 milioni di persone e genera oltre il 40% del Pil del settore privato. Ma a smontare il mito delle piccole medie imprese ci ha provato Moody’s, una delle tre maggiori agenzie di rating a livello mondiale. In un report di 17 pagine sulle differenze tra Pmi in Europa, sottolinea la pessima performance di quelle italiane, con il più alto tasso di fallimento dei Paesi presi in considerazione. Ossia Belgio, Francia, Portogallo, Spagna e Gran Bretagna. «Seppure le Pmi italiane forniscano il più alto valore aggiunto all’economia del Paese, la loro performance resta relativamente debole — scrive Moody’s — con un saldo aziende fermo ai tempi della crisi del 2008 e un tasso di mortalità delle imprese che supera di oltre l’1% quello di natalità».
La Gran Bretagna
Non che Moody’s abbia svelato chissà quale arcano rebus, i dati diffusi dall’agenzia di rating sono presi infatti da Istat, Cerved e Banca d’Italia. Ma i numeri, messi alla prova del confronto con alcuni Paesi europei, fanno un certo effetto. Prendiamo ad esempio la Gran Bretagna, il più dinamico nella crescita di Pmi negli ultimi dieci anni. Il loro valore aggiunto fornito all’economia nazionale è aumentato dell’11,6% nel 2014 contro una media europea del 3,3%. Merito di fondi privati, competizione e misure politiche che secondo Moody’s hanno portato non solo a far crescere le piccole imprese ma anche a diminuire il tasso di disoccupazione passato dal picco dell’8,1% del 2011 al 5,1% del 2015. Dati che confermano quanto, negli Anni 80, andava dicendo persino l’Ocse secondo cui «il settore delle piccole imprese stava svolgendo un ruolo insostituibile per combattere la disoccupazione mondiale».
E in Italia? Per Moody’s, ci si è dovuti accontentare del primo calo delle sofferenze delle Pmi, passate dal 3,9% del 2014 al 3,6% del 2015. Un ritmo di decrescita considerato «troppo lento». E altrettanto lenti e graduali sono valutati gli effetti delle decisioni prese dal governo in tema di riduzione delle sofferenze bancarie e dei crediti deteriorati in circolazione. Misure che, secondo l’agenzia di rating, avranno bisogno di tempo per ottenere risultati concreti.
L’esposizione alle banche
«Le Pmi italiane hanno scontato negli anni la completa esposizione al sistema bancario e la totale chiusura a qualsiasi altro tipo di finanziamento — spiega Alessandro Minichilli, professore di Strategia e imprenditorialità alla Bocconi ed esperto di Pmi e imprese familiari — al contrario degli altri Paesi in cui si è diffuso più velocemente il private equity e il venture capital. Ma non solo. Per tanti anni — aggiunge il professore — ci siamo vantati del “piccolo è bello” senza pensare all’internazionalizzazione e alla diversificazione del rischio. E così le nostre imprese, tutte concentrate a investire sull’Europa, una volta che la crisi ha colpito proprio il Vecchio Continente ne sono rimaste praticamente travolte».
La protesta della Cna
Le imprese italiane però non sono proprio dello stesso parere: «Quella di Moody’s è un’analisi ingenerosa e non analizza il problema nella sua completezza — spiega Sergio Silvestrini, segretario generale della Cna, la Confederazione dell’artigianato e della piccola media impresa —. Per performare meglio è necessario anche un contesto in grado di supportare le aziende: meno burocrazia, più credito, pagamenti puntuali e un mercato con regole più amiche dell’impresa. È innegabile poi che l’Italia sia uno tra i Paesi più massacrati dalla crisi del 2008 e le conseguenze hanno pesato anche sulle Pmi».
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Posted on 26 Aprile 2016 by
Alessia Musumeci in
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Commenti disabilitati su Imprese: fallimenti in diminuzione nel primo trimestre del 2016
Posted on 22 Aprile 2016 by
Alessia Musumeci in
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Commenti disabilitati su 10 Maggio 2016 – modulo di formazione: Il Risk Management e la Norma ISO 31000
Il corso, organizzato da Smartman s.r.l. in collaborazione con Certiquality, ha una durata di 8 ore e si terrà il giorno 10 Maggio 2016 presso il CONSORZIO FERRARA INNOVAZIONE a Ferrara, in Via Mons. Maverna 4.
PRESENTAZIONE DEL CORSO:
La norma ISO 31000 fornisce un approccio per la gestione dei rischi, aspetto sempre più importante per le aziende, soprattutto in un momento in cui la concorrenza è resa più forte dalla globalizzazione. Infatti le nuove edizioni delle norme ISO sono orientate all’applicazione della gestione del rischio come base dei sistemi. La partecipazione a questo corso permette quindi di comprendere al meglio i contenuti delle nuove edizioni sopracitate. Il corso si propone di fornire gli indirizzi per identificare i punti critici, le aree di applicazione e le risorse coinvolte per effettuare un’Analisi dei Rischi, conformemente a quanto riportato nella norma ISO 31000; verranno poi illustrati i requisiti della norma stessa.
A CHI E’ INDIRIZZATO:
Il corso è rivolto a titolari di PMI, managers, responsabili dei sistemi di gestione, consulenti e, più in generale, a tutti coloro che si occupano della gestione dei rischi di impresa
CONTENUTI DEL CORSO:
Il corso tratterà in maniera dettagliata i seguenti punti:
– Risk Management:
- principi ed evoluzione
- identificazione dei rischi
- analisi dei rischi
– Esempio di applicazione di Risk Management
– Esercitazione pratica: identificazione dei rischi
– Requisiti della norma ISO 31000
- struttura di riferimento
- processo di gestione del rischio
– La norma ISO 31000
- monitoraggio delle prestazioni
- norme specifiche
– Esercitazione pratica: analisi e gestione dei rischi
ISCRIVITI AL CORSO:
La quota di partecipazione al corso è di 380 euro + IVA
Sconto del 15% riservato ai clienti Smartman
Si prega di scaricare il modulo di iscrizione dal seguente link
Posted on 21 Aprile 2016 by
Alessia Musumeci in
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Commenti disabilitati su Brain in Italy: il valore economico della creatività e dell`identità italiana
L’Italia può contare su una risorsa unica: l’immateria prima, fatta dall’identità italiana attraverso cui esprime la propria creatività, che investe l’intero processo industriale. Tali caratteristiche sono tangibili, e pertanto possono essere considerati, a tutti gli effetti, un fattore produttivo. La cornice a tale immaterialità è un tessuto imprenditoriale, come quello italiano, costituito prevalentemente da piccole e medie imprese, la cui presenza si esprime attraverso i distretti industriali: il loro vantaggio competitivo è dato dalla capacità di saldare il progetto con il prodotto, contribuendo in misura notevole alla crescita economica.
Il punto è che, ora più che mai, occorre fare uno sforzo per attivare quegli strumenti volti a tutelare il made in Italy nei confronti dei mercati globali. L’Italia sa produrre cose uniche e questo è un dato di fatto, come anche quello che forse tale creatività venga maggiormente apprezzata all’estero che in casa.
Il successo delle eccellenze made in Italy sul mercato internazionale è rappresentato dai settori manifatturieri delle 4A: Automazione, Abbigliamento, Arredocasa, Alimentare. Questo a dimostrazione che l’export in Italia vince, ma ogni giorno si trova a dover fare i conti con una concorrenza sempre più agguerrita: la battaglia potrà essere vinta sui mercati globali, solo attraverso una maggiore implementazione della capacità di comunicare l’eccellenza italiana nel mondo.
Il Censis, in uno studio del 2012, intitolato “La ricchezza della bellezza”, ha stimato che la bellezza pesa sulla produzione di ricchezza in Italia per circa il 5,4 %, avendo un valore aggiunto pari a 74,2 miliardi di euro. Tale valore, dal 2000 al 2010, è diminuito, a dimostrazione che l’Italia non ha considerato strategico investire nella capacità di creare ricchezza. Per questo la creatività italiana deve essere promossa e tutelata come elemento distintivo del Bel Paese ed “ è importante individuare l’identità italiana nelle prassi aziendali, cercando di rendere tangibile quello che non lo è.
In tale contesto si inserisce il progetto di brain IN Italy, ad opera di Franco Barin,ed è “un nuovo modo di considerare gli aspetti che vanno oltre la tangibilità del prodotto, inserendoli allo stesso tempo in un contesto di visibilità che gioca a tutto favore del sistema economico italiano nel suo complesso”. Tale progetto ha preso copro anche in un libro “Brain In Italy”, edito da GueriniNext.
“Con brain IN italy-, sottolinea il suo fondatore- ho voluto creare una metodologia di identificazione per dare consistenza alla creatività e valorizzare l’italianità, tramite un’attenta ed accurata analisi del sistema azienda ovvero il modo in cui opera e produce, le scelte strategiche, le risorse umane che generano sapere, l’innovazione, l’etica e l’ambiente.Per rendere consapevoli le aziende di essere “contenitori di saperi” in cui si fondono gli aspetti creativi e quelli produttivi che il mondo riconosce nei nomi italiani. Per fornire al sistema economico uno strumento che, affiancandosi a forme più fisiche di controllo del prodotto, vada a tutelare quella parte del sistema che non ha tutela: la creatività, la capacità dell’azienda di riprodurla stabilmente, la sua immaterialità, il legame che esiste con il nome dell’azienda. brain IN italy nasce per dare valore concreto alla tracciabilità delle idee, delle tecnologie, dei saperi italiani.
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Posted on 20 Aprile 2016 by
Alessia Musumeci in
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Commenti disabilitati su Le imprese “eccellenti”: innovazione, investimenti ed internazionalizzazione
Il 26,1% delle pmi “eccellenti” dichiara di non essere mai stato in crisi, il 13,8% sostiene di esserne già uscito e il 22,3% prevede di farlo nel 2016.
Le difficoltà della crisi economica e le sue conseguenze – dal 2008 ad oggi sono fallite 82 mila aziende, secondo il Cerved – non sembrano aver riguardato alcune piccole e medie imprese italiane. Un quarto delle cosiddette imprese “eccellenti” ha dichiarato di non essere mai stato in crisi, nel corso di un’indagine del ministero dello Sviluppo economico (Mise).
Non esistendo una definizione univoca, secondo il Mise, per essere considerata “eccellente”, un’impresa – selezionata da un universo di circa 61 mila aziende che impiegano tra i 10 e i 250 addetti, con un fatturato tra 2,5 e 50 milioni di euro – deve possedere almeno due tra i seguenti tre requisiti: avere realizzato tra il 2012 e il 2014 spese in Ricerca&Sviluppo, avere un discreto livello di managerialità (presenza di almeno tre manager/quadri) e avere realizzato nel 2014 o programmato per il 2015 investimenti innovativi.
Tra le mille imprese selezionate, perché “eccellenti”, poco più dell’80% ha realizzato investimenti nel 2014 ed ha annunciato l’intenzione di realizzarne entro la fine del 2015. Il 96,7% ha ammesso di aver sostenuto investimenti innovativi (di prodotto, di processo e di carattere organizzativo) nel 2015, mentre il 95,4% ha dichiarato il proposito di farlo l’anno prossimo.
Inoltre il 56,3% delle pmi eccellenti ha comunicato di avere svolto attività all’estero tra il 2012 e il 2014 e per di più con ottimi risultati: la quota di fatturato esportato è pari al 34,8%, con una punta del 43,5% nella manifattura. Infine, il 38,3% delle imprese ha dichiarato di avere indirizzato le esportazioni verso nuovi mercati, dei quali l’82% verso i Paesi appartenenti all’area extra Unione europea. D’altronde l’apertura verso i mercati esteri è una tendenza diffusa tra le cosiddette imprese “eccellenti”.
Stando al rapporto dell’Osservatorio Pmi di Global Strategy, che ha passato in rassegna oltre 40 mila aziende italiane manifatturiere e di servizi, le imprese “eccellenti” – ovvero aziende con performance di crescita, di redditività e di solidità patrimoniale da 2 a 10 volte superiori rispetto alla media – hanno dimostrato una propensione all’internazionalizzazione notevole: per le imprese con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro, infatti, la quota di export è stata pari al 44,8%; per quelle più piccole (20-50 milioni) la quota ha toccato il 40,8% (+10%) e dovrebbe, secondo le aspettative dei diretti interessati, superare il 50% nel prossimo triennio.
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Posted on 19 Aprile 2016 by
Alessia Musumeci in
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Commenti disabilitati su Produttività, struttura e performance delle imprese esportatrici, mercato del lavoro e contrattazione integrativa
Questo report nasce da un accordo di collaborazione avviato nel 2012 tra il Cnel e l’Istat per lo sviluppo congiunto, nel quadro delle rispettive attività, di linee di ricerca di interesse comune, ottimizzando le risorse disponibili e valorizzando i risultati ottenuti.
Vi si approfondisce un tema complesso come il divario di crescita economica tra l’Italia e i principali paesi dell’Ue, considerando sia le sottostanti determinanti strutturali, sia le crescenti esigenze conoscitive, al fine di fornire un supporto informativo utile alla formulazione di efficaci rimedi in termini di policy.
Il lavoro affronta questo tema seguendo quattro grandi direttrici, incentrate su altrettanti aspetti che la letteratura economica ha da tempo individuato come fondamentali per la competitività di un sistema economico: la produttività, la struttura e la performance delle imprese esportatrici, il mercato del lavoro e i contenuti e i livelli di diffusione della contrattazione nazionale e decentrata.
Per scaricare il report vai al Link
Posted on 18 Aprile 2016 by
Alessia Musumeci in
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Commenti disabilitati su Le imprese cercano alleati in Rete: nuove piattaforme per favorire le partnership
L’ anima gemella si cerca su Internet: come per le coppie, anche per le aziende ci sono una serie di portali che favoriscono le opportunità di incontro. Saviozzi (Bocconi): “Una volta i contatti si stabilivano alle fiere. Questi siti sono fiere permanenti”. Una nuova forma di disintermediazione che crea molteplici occasioni di business.
Funziona un po’ come Tinder. Si scorrono i profili, e se scatta la passione reciproca si comincia a messaggiare. Vale per l’anima gemella, perché non anche per gli affari? Sono sempre di più le imprese che cercano opportunità di business, clienti, fornitori, possibili acquisizioni in Rete. Su piattaforme dove inseriscono i propri dati di bilancio, affidando a un motore di ricerca il lavoro che fino a ieri era quello dei broker commerciali: trovare il partner ideale. La startup americana Axial, 20mila manager iscritti e accordi chiusi per 500 milioni di dollari, a Tinder assomiglia anche nell’aspetto. La concorrente Powerlinx, 35 milioni di aziende censite e 12.500 offerte di alleanza, punta tutto sull’efficacia del suo algoritmo di accoppiamento. Quanto a Opportunity Network, fondato negli Usa dal 28enne italiano Brian Pallas, ricorda piuttosto Small World, l’esclusivo social network dove si entra solo se invitati da chi è già membro.
Perché una società venga ammessa al portale, infatti, deve essere presentata da uno dei partner, che comprendono banche come Intesa Sanpaolo o Bbva e università di prestigio come Harvard o la Columbia. Questo filtro permette a Opportunity Network di avere al suo interno solo aziende “fidate”, con cui gli altri membri possono organizzare scambi senza rischio fregature. Gli accordi chiusi, oltre 1500, vanno da un’azienda di frutta secca sud americana che ha trovato un distributore a New York, alla società familiare di base in Pennsylvania che ha trovato un fornitore di materie plastiche in Tailandia.
Un modello alternativo, più istituzionale, è invece quello testato dal governo britannico con la piattaforma “Business is Great”, che gioca proprio sul nome della Gran Bretagna. Il sito, gestito dall’ente di promozione commerciale del governo, dà accesso ad oltre 20 mila imprese registrate. È aperto anche a quelle italiane: per esempio, la Beam Power Energy, società di Torino attiva nel campo dell’efficienza energetica, è riuscita ad agganciare tre imprese britanniche che operano nel settore dei sistemi di riscaldamento, di cui commercializzerà i prodotti a partire dai prossimi mesi.
“Finora i contatti venivano stabiliti alle fiere. – spiega Francesco Saviozzi, 38 anni, professore di Strategia e imprenditorialità allo Sda Bocconi – Queste piattaforme sono fiere permanenti”. Adatte soprattutto alle piccole e medie imprese, che oggi si trovano a dover competere su scala globale, hanno bisogno di fornitori in Cina e distributori in Sud America, ma per cui il costo di un intermediario è spesso pesanti da sostenere. Su Powerlinx, per esempio, il taglio medio dei contratti messi in vetrina è di 200 mila dollari. Molto più basso di quelli chiusi normalmente dalle grandi aziende, con l’appoggio di società di consulenza o banche d’affari.
Una nuova forma di disintermediazione. Come quella che Airbnb ha portato nel turismo o Uber nei trasporti. Certo ci sono mercati locali, come quelli del Golfo, dove le relazioni di un broker in carne e ossa fanno ancora la differenza. Soprattutto, quando di mezzo ci sono i soldi, le garanzie assicurate da un incontro faccia a faccia non sono così facile da sostituire. “Il tocco umano rimane una componente fondamentale”, conferma Saviozzi. Ne sono consapevoli anche gli imprenditori di Powerlinx, che ha raccolto 6 milioni di dollari di finanziamenti. “Per noi il fattore fiducia è essenziale. – dice Yoni Cohen, a capo dello sviluppo – La nostra piattaforma, oltre a analizzare in profondità storia e obiettivi delle imprese, indica anche il livello di affidabilità delle informazioni”. E non vuole rimpiazzare il lavoro dell’uomo: “Ci limitiamo a creare l’occasione di incontro, poi lasciamo le trattative alle aziende”. Powerlinx ha nel suo database più di 35 milioni di imprese, tra cui tutte quelle francesi, e si espande veloce. Ma in Italia ne ha censite solo 700mila, su una platea di oltre 4 milioni. Forse perché,
come certifica la pagella digitale dell’Unione europea, solo il 6,5% delle nostre Pmi vende online, contro una media europea del 16%. “Solo una piccola avanguardia sa muoversi in Rete. – conclude Saviozzi – Per le altre queste opportunità restano un oggetto misterioso”.
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Posted on 15 Aprile 2016 by
Alessia Musumeci in
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Commenti disabilitati su La nuova edizione ISO 9001:2015 e aggiornamento per Auditor
Smartman srl in collaborazione con
Certiquality organizza questo modulo formativo che presenta le novità introdotte dall’edizione 2015 alla norma ISO 9001.
Il corso è organizzato per il giorno 29 Aprile 2016 e si terrà presso il CONSORZIO FERRARA INNOVAZIONE a Ferrara Via Mons. Maverna 4
A CHI E’ INDIRIZZATO:
E’ ideato per chi già conosce l’edizione precedente della norma. Buona parte della giornata sarà dedicata all’ approfondimento dei nuovi requisiti e alle modifiche su quelli esistenti. Verrà poi presentato un caso di studio che permetterà un approfondimento ulteriore. Per coloro che vogliono aggiornare la propria qualifica di auditor è previsto un esame finale al superamento del quale verrà emesso un attestato di riqualifica.
Il Corso si rivolge a chi intende conoscere i nuovi requisiti della norma e le differenze con la passata edizione. E’ rivolto inoltre a chi è già in possesso di un attestato da Auditor e desidera riqualificarsi per l’edizione 2015.
CONTENUTI DEL CORSO:
Il corso presenta le novità introdotte dall’edizione 2015 alla norma ISO 9001, i principali contenuti sono i seguenti:
– cosa è cambiato rispetto alla prima edizione
– gli obiettivi per le aziende con l’utilizzo della nuova norma
– la gestione di rischi e opportunità
– l’impostazione del sistema documentale
– i requisiti della norma ISO 9001: 2015
REQUISITI DI ACCESSO:
E’ necessaria la conoscenza dell’edizione precedente della Norma ISO 9001. Per coloro che sono già Auditor e desiderano riqualificarsi, è richiesto l’invio di una copia dell’Attestato di Qualifica come Auditor. Ad ogni partecipante verrà rilasciato un attestato di frequenza al corso. Ai partecipanti già Auditor e che supereranno l’esame, verrà rilasciato l’Attestato di Riqualifica come Auditor secondo la norma ISO 9001:2015.
ISCRIVITI AL CORSO:
La quota di partecipazione al corso è di 380 euro + IVA
Sconto del 15% riservato ai clienti Smartman
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Posted on 13 Aprile 2016 by
Alessia Musumeci in
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Commenti disabilitati su La mappa degli incentivi regionali per le imprese: in palio oltre 2,2 miliardi di fondi per il 2016
Un assegno superiore ai 2,2 miliardi di euro, messo sul piatto dalle Regioni per le imprese attraverso bonus e incentivi che per tutto il 2016 viaggeranno verso cinque destinazioni principali: start up, innovazione, ambiente, accesso al credito e internazionalizzazione per contribuire al rilancio del territorio. Con cinque regioni – Lombardia, Puglia, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte – che tirano la volata e contribuiscono a circa il 70% della dotazione complessiva.
Con questo ricco forziere si apre una stagione di nuovi bandi a sostegno delle imprese che può contare sui fondi europei della programmazione 2014-2020, partita in ritardo. Qui metà della dotazione proviene da Bruxelles, mentre la restante parte viene suddivisa tra lo Stato e le regioni in misura diversa da caso a caso. Senza contare che in alcuni casi si sommano le risorse della precedente programmazione 2007-2013 che non sono state spese e devono essere certificate entro il 31 marzo 2017 per scongiurare il disimpegno automatico.
Nel Lazio, per esempio, ci sono 45 milioni di residui che si aggiungono agli oltre 150 previsti da quella nuova per il 2015/16. Al momento i bandi aperti hanno un budget di 42 milioni, a cui si aggiungeranno a partire da giugno altri avvisi per 150 milioni, una volta chiuse le procedure di valutazione dei progetti pervenuti a seguito della Call for Proposal. La Call è stata lanciata la scorsa estate e rivolta a Pmi, grandi imprese, organismi di ricerca, enti locali, associazioni e rappresentanze sindacali perché presentassero progetti di riposizionamento competitivo territoriale e settoriale. In Basilicata sono sul piatto 55,7 milioni della precedente programmazione, con un focus soprattutto sui fondi di garanzia e sul microcredito, mentre a giugno partiranno i primi bandi sotto l’ombrello dei nuovi fondi Ue 2014-2020. Per questi ultimi la dotazione per il 2016 non è ancora stata definita.
Sostegno alle nuove imprese
Il Veneto, che ha un tesoretto di 600 milioni in sette anni (+33% sul 2007-2014), ha in rampa di lancio, una volta ultimata la suddivisione fra tutti i programmi operativi (Fesr, Feasr e Fse) dei 50 milioni di euro di quota regionale stanziati nel bilancio 2016, i bandi che riguarderanno le start up e le nuove imprenditorialità nei diversi settori con una dote di 16 milioni. Anche la Lombardia sta per pubblicare il primo bando da 30 milioni rivolto alle start up, con particolare attenzione ai giovani e agli over 50. La Puglia scommette sui «Nidi», le nuove iniziative di impresa con una dote di 54 milioni.
Innovazione
In prima linea per la ricerca c’è il Friuli-Venezia Giulia, che entro giugno aprirà diversi bandi: per assegnare i voucher per l’innovazione diretti all’acquisto di servizi per innovazione tecnologica, strategica, organizzativa e commerciale (2,8 milioni); per l’attività di R&S realizzata tramite la cooperazione di più imprese e istituti scientifici (25 milioni); per l’innovazione e industrializzazione dei risultati della ricerca (17,2 milioni). Anche l’Abruzzo scalda i motori e nel secondo semestre pubblicherà un bando da 20-25 milioni per incentivare l’assunzione di ricercatori. Dalla Toscana arriva il sostegno alle start up innovative, con finanziamenti agevolati e voucher (oltre 4 milioni di fondi). In Valle d’Aosta è invece aperto il bando «Fabbrica intelligente» rivolto al finanziamento di progetti di ricerca industriale o sviluppo sperimentale, con una dotazione di un milione di euro.
Accesso al credito
Tra i 16 avvisi in Piemonte spiccano le misure per favorire l’accesso al credito delle Pmi. Il ventaglio è ampio: si va dai fondi di garanzia ai finanziamenti agevolati, passando per contributi a fondo perduto e smobilizzo di crediti commerciali. In Calabria la maggior parte delle risorse viene oggi riservata al Fondo unico di ingegneria finanziaria, che utilizza fondi Fesr 2007-2013 con una dotazione residua di 30 milioni e suddiviso in quattro sezioni: prestiti agevolati, fondi di garanzia, prestiti agevolati per l’acquisto di macchinari e un ultimo fondo che premia gli investimenti.
Internazionalizzazione
Tra i bandi aperti in Emilia-Romagna si mette in luce quello da 10,3 milioni che finanzia progetti di promozione dell’export. Fino al 30 settembre le imprese con progetti del valore minimo di 50mila euro possono concorrere per ottenere un contributo pari alla metà del costo entro alcuni limiti. Scommette sull’internazionalizzazione anche la Sardegna, dove il bando Export per le Pmi del manifatturiero, aperto il 23 marzo, chiuderà i battenti il prossimo 30 aprile (un milione di euro i fondi a disposizione). Nelle Marche sono in arrivo due bandi per sostenere le imprese che si proiettano sui mercati esteri.
Ambiente
Puntano, infine, sulla tutela dell’ambiente la Provincia di Trento, che destina 10 milioni per incentivi nel settore energia, e la Puglia, con una dotazione di ben 92 milioni.Tra i potenziali beneficiari delle misure finora descritte non ci sono solo le aziende singole. Alcune regioni hanno infatti messo in campo anche azioni per sostenere le reti d’impresa. È il caso dell’Umbria, che a breve darà il via a due strumenti riservati proprio alle aggregazioni leggere tra le aziende. Il Piemonte finanzia progetti di investimento delle reti di impresa. In Emilia-Romagna il bando per l’internazionalizzazione è aperto anche a chi fa gioco di squadra e in Basilicata tra i provvedimenti in arrivo figurano anche quelli per realizzare azioni di sistema.
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Posted on 11 Aprile 2016 by
Alessia Musumeci in
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Commenti disabilitati su Cento milioni per le aziende del vero Made in Italy
Una spinta da 100 milioni a sostegno delle imprese che hanno l’intera filiera produttiva in Italia e realizzano il vero Made in Italy Arriva da Banca Monte dei Paschi di Siena e Conflavoro Pmi che hanno siglato un’importante convenzione per il sostegno delle aziende certificate Marchio Unico Nazionale. Grazie a questo accordo Banca Monte dei Paschi di Siena mette a disposizione delle aziende certificate un plafond commerciale di 100 milioni di euro dedicato a coprire tutte le necessità finanziarie derivanti dalla gestione aziendale.
L’offerta è completa di finanziamenti a medio lungo termine a condizioni dedicate, finanziamenti a breve termine per fronteggiare momentanee esigenze di liquidità, strumenti e servizi per l’internazionalizzazione dell’azienda, conti correnti, polizze assicurative calibrate sulle necessità delle singole aziende ed una serie di servizi dedicati ai dipendenti delle aziende affiliate, tutti a condizioni particolari.
La “Certificazione volontaria di conformità d’Origine e Tipicità italiana”, portata avanti dall’Associazione Nazionale Conflavoro Pmi, ha lo scopo di garantire l’italianità di tutto il processo produttivo a partire dalle materie prime e semi lavorati. Una garanzia importante per i consumatori, che acquistando prodotti italiani a Marchio Unico Nazionale, potranno avere la certezza della provenienza e dalla maestria italiana.
«Questa sinergia tra impresa e finanza rappresenta un passo importante per la tutela e la valorizzazione del vero Made in Italy. Dare credito ad aziende che hanno un’intera filiera produttiva in Italia significa raddoppiare la ricaduta economica e occupazionale sul territorio. Siamo sicuri che puntare sempre di più su eccellenza e qualità sia l’unica ricetta per il rilancio della nostra economia» dice il Presidente Nazionale di Conflavoro PMI Roberto Capobianco.
« L’accordo è teso a riaffermare l’attenzione di Banca Mps verso l’imprenditoria Made in Italy, e rappresenta un impegno attivo nei confronti delle singole realtà imprenditoriali, che si concretizza nella messa a disposizione di un plafond di 100 milioni di euro per le imprese che operano stabilmente sul territorio nazionale, oltre che di quelle realtà che intendono tornare a produrre in Italia attraverso un processo di reshoring, favorendo al contempo le esportazioni. Le imprese interessate, saranno supportate attraverso soluzioni di finanziamento dedicate che rispondono alle peculiarità e alle esigenze di ciascuna azienda e filiera certificata Marchio Unico Nazionale» dice Maurizio Pecora, responsabile Servizio Pricing e Convenzioni di Banca Monte dei Paschi.
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