Posted on 11 Aprile 2016 by Alessia Musumeci in Marketing with Commenti disabilitati su Cento milioni per le aziende del vero Made in Italy
Una spinta da 100 milioni a sostegno delle imprese che hanno l’intera filiera produttiva in Italia e realizzano il vero Made in Italy Arriva da Banca Monte dei Paschi di Siena e Conflavoro Pmi che hanno siglato un’importante convenzione per il sostegno delle aziende certificate Marchio Unico Nazionale. Grazie a questo accordo Banca Monte dei Paschi di Siena mette a disposizione delle aziende certificate un plafond commerciale di 100 milioni di euro dedicato a coprire tutte le necessità finanziarie derivanti dalla gestione aziendale.
L’offerta è completa di finanziamenti a medio lungo termine a condizioni dedicate, finanziamenti a breve termine per fronteggiare momentanee esigenze di liquidità, strumenti e servizi per l’internazionalizzazione dell’azienda, conti correnti, polizze assicurative calibrate sulle necessità delle singole aziende ed una serie di servizi dedicati ai dipendenti delle aziende affiliate, tutti a condizioni particolari.
La “Certificazione volontaria di conformità d’Origine e Tipicità italiana”, portata avanti dall’Associazione Nazionale Conflavoro Pmi, ha lo scopo di garantire l’italianità di tutto il processo produttivo a partire dalle materie prime e semi lavorati. Una garanzia importante per i consumatori, che acquistando prodotti italiani a Marchio Unico Nazionale, potranno avere la certezza della provenienza e dalla maestria italiana.
«Questa sinergia tra impresa e finanza rappresenta un passo importante per la tutela e la valorizzazione del vero Made in Italy. Dare credito ad aziende che hanno un’intera filiera produttiva in Italia significa raddoppiare la ricaduta economica e occupazionale sul territorio. Siamo sicuri che puntare sempre di più su eccellenza e qualità sia l’unica ricetta per il rilancio della nostra economia» dice il Presidente Nazionale di Conflavoro PMI Roberto Capobianco.
« L’accordo è teso a riaffermare l’attenzione di Banca Mps verso l’imprenditoria Made in Italy, e rappresenta un impegno attivo nei confronti delle singole realtà imprenditoriali, che si concretizza nella messa a disposizione di un plafond di 100 milioni di euro per le imprese che operano stabilmente sul territorio nazionale, oltre che di quelle realtà che intendono tornare a produrre in Italia attraverso un processo di reshoring, favorendo al contempo le esportazioni. Le imprese interessate, saranno supportate attraverso soluzioni di finanziamento dedicate che rispondono alle peculiarità e alle esigenze di ciascuna azienda e filiera certificata Marchio Unico Nazionale» dice Maurizio Pecora, responsabile Servizio Pricing e Convenzioni di Banca Monte dei Paschi.
Posted on 8 Aprile 2016 by Alessia Musumeci in Marketing with Commenti disabilitati su Settimana europea delle PMI: al via le registrazioni
La Commissione europea ha lanciato l’ottava edizione della Settimana europea delle PMI, il progetto che si svolge in 37 Paesi e mira a promuovere lo spirito imprenditoriale.
Possono essere incluse nella Settimana le manifestazioni, organizzate da organizzazioni di imprese, fornitori di servizi alle imprese e autorità nazionali, regionali e locali, che saranno effettuate nel corso dell’anno, sino al 31 dicembre 2016.
Nell’ambito della Settimana europea potranno essere realizzati conferenze, seminari, percorsi formativi, fiere, concorsi, giornate porte aperte in azienda, eventi on-line, ecc.
Scopo dell’iniziativa è:
fornire informazioni sui diversi tipi di sostegno offerto dall’UE e dalle Autorità nazionali, regionali e locali alle micro, piccole e medie imprese;
promuovere l’imprenditorialità per incoraggiare le persone, in particolare i giovani, ad optare per una carriera d’imprenditore;
dare un riconoscimento agli imprenditori per il loro contributo al benessere, all’occupazione, all’innovazione e alla competitività in Europa.
Per partecipare occorre registrare il proprio evento (termine ultimo il 30 novembre) sul sito della Commissione. La pagina web, già attivata per la registrazione, non si presenta ancora nella sua veste definitiva ed è disponibile, per il momento, solo in lingua inglese.
Non è previsto alcun sostegno finanziario per la realizzazione delle iniziative ma il progetto è di grande impatto mediatico, in quanto consente la partecipazione ad un network istituzionale europeo.
La Commissione europea metterà a disposizione degli organizzatori degli eventi inclusi nella “Settimana europea delle PMI” un logo e del materiale promozionale e di comunicazione.
A livello europeo opera un Gruppo di coordinatori nazionali del quale fanno parte, per l’Italia:
Posted on 7 Aprile 2016 by Alessia Musumeci in Marketing with Commenti disabilitati su 23,5 Milioni di euro per il nuovo bando a sostegno degli investimenti in aziende agricole
Le domande di sostegno potranno essere presentate dal 15 aprile 2016 e fino al 15 luglio 2016 con le modalità procedurali e la specifica modulistica approvate daAGREA, mentre la graduatoria finale sarà pubblicata entro il 21 novembre 2016.
Potranno accedere al bando sia le imprese agricole in forma singola, che quelle in forma aggregata quale quella cooperativa, nonché le imprese agricole costituenti “Comunioni a scopo di godimento”. Coloro che presenteranno la domanda di finanziamento, dovranno allegare un Piano di Investimenti (PI) coerente con gli obiettivi del tipo di operazione e comprensivo di tutte le informazioni e gli allegati richiesti dal bando.
Le risorse finanziarie saranno ripartite sulla base dei criteri specificati nella scheda tipo di operazione del PSR . Nel Grafico che segue è riportata l’allocazione dei fondi per i rispettivi settori (o raggruppamenti di settori), individuati funzionalmente alla redazione di specifiche graduatorie.
Per garantire un efficiente uso delle risorse è previsto che, se in sede di approvazione delle graduatorie il fabbisogno di un settore o il raggruppamento di settori dovesse risultare inferiore alle risorse disponibili, le risorse residuanti saranno riallocate ad integrazione di quelle del settore con il fabbisogno insoddisfatto maggiore.
Saranno ammissibili al contributo le spese sostenute per investimenti quali costruzione e ristrutturazione di immobili produttivi, miglioramenti fondiari, acquisto di macchinari e attrezzature funzionali al processo innovativo aziendale. Inoltre potranno essere finanziati impianti di lavorazione e trasformazione dei prodotti aziendali, e gli investimenti funzionali alla vendita diretta delle produzioni aziendali. Infine saranno coperte parte delle spese per investimenti immateriali connessi alle precedenti voci di spesa (onorari di professionisti, consulenti, studi di fattibilità, ecc.), nonché le spese per investimenti immateriali quali l’acquisizione e lo sviluppo di programmi informatici, e l’acquisizione di brevetti e licenze.
Per quanto concerne la spesa ammissibile questa sarà calcolata ascaglioni con riferimento alla dimensione aziendale (espressa in standard output) e non potrà sforare il tetto massimo di 3,5 milioni di euro per singola azienda. Gli scaglioni sono così calcolati:
5.000 Euro di spesa ammissibile ogni 1.000 Euro di dimensione aziendale espressa in Standard Output per i primi 100.000 Euro di dimensione economica;
3.000 Euro di spesa ammissibile ogni 1.000 Euro di dimensione aziendale per la parte di standard output eccedente i 100.000 Euro e fino a 500.000 Euro;
2.000 Euro di spesa ammissibile ogni 1.000 Euro di dimensione aziendale per la parte di standard output eccedente i 500.000 Euro fino ad un massimo assoluto di 3.500.000 euro di spesa ammissibile.
Per la verifica della congruità della spesa si fa riferimento al più recente prezzario della CCIAA di Bolognadisponibile o, in subordine, in assenza delle voci pertinenti all’intervento, al Prezzario regionaleper opere ed interventi in agricoltura approvato dalla Regione Emilia-Romagna nella sua più recente versione.
I valori del prezzario dovranno essere diminuiti del 10% per interventi relativi a ricoveri zootecnici per bovini di superficie superiore a 1.800 mq, e per tutti gli altri ricoveri zootecnici ed altri immobili produttivi se di superficie superiore a 1.000 mq, per tenere nella debita considerazione le economie di scala.
Infine si rammenta che il contributo sarà erogabile successivamente all’avvenuto accertamento della completa e corretta attuazione del Piano di Investimenti, e che è possibile ottenere un anticipo pari al 50% del contributo spettante dopo l’avvenuta decisione di concessione del sostegno.
Per una lista esauriente delle limitazioni e delle demarcazioni rispetto a OCM o a specifici settori, per le condizioni connesse alle aree di intervento e criteri di priorità, e per tutti i dettagli e le specifiche dell’iniziativa si rimanda allalettura della bando.
Posted on 6 Aprile 2016 by Alessia Musumeci in Marketing with Commenti disabilitati su Italian Wine Emotion
Da anni l’Italia mantiene il primo posto assoluto nell’esportazione di vino in Repubblica Ceca, con unvolume di oltre 500.000 ettolitri e un valore di 47 milioni di euro, che vale il 30% del mercato. Un trend in costante crescita, sostenuto dalla continua diffusione nel Paese della cultura del vino, dai rapidi cambiamenti nello stile di vita e dal continuo incremento del potere d’acquisto dei Cechi.
In questo contesto, per rispondere alle crescenti richieste delle aziende italiane, la Camera Italo-Ceca ha sviluppato un format innovativo riservato ai produttori di vino italiani interessati al mercato ceco, in grado di concentrare in un solo giorno una serie importante di contatti, dagli importatori e distributori del vino italiano al B2B, fino al consumatore finale.
L’evento si tiene a Praga presso Zofin Palace, palazzo neorinascimentale posizionato su un’isola del fiume Moldava, nel cuore della capitale boema, ha la durata di un giorno ed è composto dai seguenti momenti: briefing introduttivo dedicato alle aziende partecipanti, incontri commerciali tra i produttori italiani e gli operatori cechi di settore, apertura ad un pubblico selezionato.
Posted on 5 Aprile 2016 by Alessia Musumeci in Marketing with Commenti disabilitati su FONDIRIGENTI-innovatori per formazione: avvisi 2016
CON GLI AVVISI 2016 FONDIRIGENTI CONFERMA IL PROPRIO IMPEGNO A FAVORE DELLE IMPRESE ADERENTI E DEI MANAGER OCCUPATI E DISOCCUPATI PROMUOVENDO INIZIATIVE FORMATIVE PERSONALIZZATE E RISPONDENTI ALLE REALI ESIGENZE DI CRESCITA DELLE AZIENDE E DEL MANAGEMENT.
Posted on 5 Aprile 2016 by Alessia Musumeci in Marketing with Commenti disabilitati su La nuova edizione ISO 9001:2015 e aggiornamento per Auditor
Smartman srl in collaborazione con Certiquality organizza questo modulo formativo che presenta le novità introdotte dall’edizione 2015 alla norma ISO 9001.
Il corso è organizzato per il giorno 29 Aprile 2016 e si terrà presso il CONSORZIO FERRARA INNOVAZIONE a Ferrara Via Mons. Maverna 4
A CHI E’ INDIRIZZATO:
E’ ideato per chi già conosce l’edizione precedente della norma. Buona parte della giornata sarà dedicata all’ approfondimento dei nuovi requisiti e alle modifiche su quelli esistenti. Verrà poi presentato un caso di studio che permetterà un approfondimento ulteriore. Per coloro che vogliono aggiornare la propria qualifica di auditor è previsto un esame finale al superamento del quale verrà emesso un attestato di riqualifica.
Il Corso si rivolge a chi intende conoscere i nuovi requisiti della norma e le differenze con la passata edizione. E’ rivolto inoltre a chi è già in possesso di un attestato da Auditor e desidera riqualificarsi per l’edizione 2015.
CONTENUTI DEL CORSO:
Il corso presenta le novità introdotte dall’edizione 2015 alla norma ISO 9001, i principali contenuti sono i seguenti:
– cosa è cambiato rispetto alla prima edizione
– gli obiettivi per le aziende con l’utilizzo della nuova norma
– la gestione di rischi e opportunità
– l’impostazione del sistema documentale
– i requisiti della norma ISO 9001: 2015
REQUISITI DI ACCESSO:
E’ necessaria la conoscenza dell’edizione precedente della Norma ISO 9001. Per coloro che sono già Auditor e desiderano riqualificarsi, è richiesto l’invio di una copia dell’Attestato di Qualifica come Auditor. Ad ogni partecipante verrà rilasciato un attestato di frequenza al corso. Ai partecipanti già Auditor e che supereranno l’esame, verrà rilasciato l’Attestato di Riqualifica come Auditor secondo la norma ISO 9001:2015.
ISCRIVITI AL CORSO:
La quota di partecipazione al corso è di 380 euro + IVA Sconto del 15% riservato ai clienti Smartman
Posted on 4 Aprile 2016 by Alessia Musumeci in Marketing with Commenti disabilitati su L’Iran è una miniera d’oro per le aziende italiane
La spiegazione sta tutta in un grafico. Le linee colorate rappresentano la popolazione dell’Iran, la crescita economica, le importazioni e le esportazioni, e vanno tutte verso l’alto in modo costante da vent’anni.
Fino al 2010: poi le linee dell’attività economica vanno giù in picchiata, crollano le esportazioni di petrolio, la crescita è stagnante e anche il commercio con l’estero. In quell’anno infatti gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno approvato le sanzioni contro l’Iran, l’embargo sul petrolio e poi sulle transazioni bancarie; intorno al paese si è formata una barriera quasi insuperabile.
Nell’ultimo anno però c’è stato qualche segno di ripresa. E il potenziale è alto: l’Iran conta 78 milioni di abitanti, di cui due terzi hanno meno di 35 anni; il livello medio d’istruzione è alto. “Abbiamo di fronte anni di crescita: investire qui è una scommessa ragionevole”, dice Roberto Masarin, l’autore del grafico. Lui sull’Iran ci scommette già da tempo: ingegnere, è specializzato in “localizzazione produttiva” (significa mettere in piedi aziende italiane in giro per il mondo) e dal 2007 ha “localizzato” in Iran due piccole ditte emiliane, impianti a gas gpl la prima, caldaie a gas la seconda. Dell’Iran parla con entusiasmo: paese giovane, dinamico, pieno di competenze professionali, “un paese che vuole crescere”.
L’ingegner Masarin non è il solo a puntare sul mercato iraniano. A fine novembre ha fatto notizia a Teheran l’arrivo di una delegazione di 370 imprenditori italiani in rappresentanza di 180 piccole e medie aziende e 12 banche, con il viceministro allo sviluppo economico Carlo Calenda e i dirigenti di Confindustria, dell’Istituto del commercio estero (Ice), l’Associazione banche italiane e la Sace, cioè l’istituzione finanziaria che garantisce il credito per gli investimenti all’estero.
Due giorni di lavori, quattro memorandum d’intesa, discorsi sulla lunga storia delle relazioni economico-commerciali tra l’Iran e l’Italia, seminari di settore – meccanica, automotive (l’industria automobilistica e il suo indotto), biomedico, energie alternative, edilizia. Soprattutto, decine di incontri business to business: italiani in cerca di nuovi mercati e iraniani in cerca di investitori.
Una gigantesca sala con tavolini e centinaia di persone che si scambiano biglietti da visita e profili aziendali. Tutti pronti a “raccogliere il frutto di un’atmosfera più distesa” nelle relazioni internazionali, ha detto il ministro dell’industria iraniano Mohammad Reza Nematzadeh, nel suo discorso di benvenuto nel centro congressi della Torre Milad, che pare un disco volante posato su un ago e guarda dall’alto la capitale iraniana. Ovvero: tutti pronti al giorno in cui cadranno le sanzioni all’Iran.
Tutti aspettano il 14 gennaio, il giorno in cui le sanzioni economiche cominceranno a cadere
L’accordo sul programma nucleare, firmato il 14 luglio tra Teheran e il gruppo dei cinque più uno (i membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu e la Germania) non ha solo ridisegnato la scena geopolitica in Medio Oriente: avrà un notevole impatto in termini economici. Tutti aspettano il 14 gennaio, o comunque i primissimi mesi del 2016, quando le Nazioni Unite dichiareranno che l’Iran ha rispettato gli impegni e ridotto le sue attività atomiche. Sarà l’implementation day, giorno dell’applicazione degli accordi, e le sanzioni economiche cominceranno a cadere.
Via l’embargo su petrolio, gas e prodotti petrolchimici e tutte le tecnologie relative; via le restrizioni sul commercio di oro, diamanti e metalli preziosi; l’Iran rientrerà nel sistema Swift, che garantisce i trasferimenti tra banche. Tra un mese o due un paese popoloso e istruito, grande produttore di idrocarburi, rientrerà nell’economia globale. Nel primo decennio del 2000 l’Iran cresceva del 5 per cento annuo secondo la Banca mondiale; finito il grande gelo, per l’anno prossimo si prevede una crescita fino al 6 per cento. Per un’Europa alla disperata ricerca di mercati, l’attrattiva è forte.
Non c’è solo petrolio
Ecco perché a Teheran si susseguono le delegazioni commerciali: e quella italiana è la più numerosa finora. Prima delle sanzioni l’Italia era il secondo partner europeo dell’Iran, dopo la Germania: nel 2011 l’intercambio (somma di importazioni ed esportazioni) aveva toccato il massimo storico, sette miliardi di euro. Crollato con le sanzioni (nel 2013 il minimo, 1,2 miliardi), ha cominciato lentamente a risalire l’anno successivo (sono dati della Camera di commercio italoiraniana). Quest’anno (da gennaio a luglio) ha raggiunto i 959 milioni, segnala l’Ice. L’Italia importa dall’Iran soprattutto petrolio, e vi esporta soprattutto macchinari.
Il petrolio resta la base dell’economia iraniana; costituisce circa l’80 per cento dell’export ed è la prima fonte di reddito dello stato (tra il 40 e il 70 per cento, secondo i momenti). Ovvio che rilanciare l’estrazione sia il primo obiettivo di Teheran: le sanzioni hanno fatto crollare laproduzione da 3,7 milioni di barili al giorno nel 2011 a 2,7 nel 2013 (quando l’Iran ha esportato meno di 800mila barili al giorno).
L’obiettivo del governo è tornare entro l’anno al livello precedente alle sanzioni e poi salire, nei prossimi cinque anni a 5,7 milioni di barili al giorno. Ma ha bisogno d’investimenti per ammodernare gli impianti: il noto economista Saeed Leylaz mi parla di 250 miliardi di dollari di “deficit” di investimenti nel settore petrolifero. Per questo il governo iraniano sta elaborando un nuovo modello di contratto da proporre alle compagnie petrolifere straniere (una prima bozza è stata presentata a Teheran giorni fa).
Poi però c’è tutto il resto. Il ministro Nematzadeh dice che il suo governo vuole investire 15 miliardi di euro nei prossimi anni nei trasporti: aeroporti, porti, ferrovie. L’industria automobilistica, che costituisce il 10 per cento del prodotto interno lordo iraniano, ha grandi ambizioni; l’Iran ha sfornato 1,7 milioni di autoveicoli nell’anno 2014-2015 e vuole arrivare a tre milioni all’anno nel prossimo decennio. Le aziende Saipa e Iran Khodro avevano cominciato negli anni sessanta a produrre modelli francesi su licenza; poi hanno prodotto auto coreane, poi modelli propri, ora cercano nuovi partner. “L’Iran ha materie prime e risorse umane”, continua il ministro.
“Come in Italia, qui il 90 per cento del tessuto economico è fatto di piccole e medie imprese”, ha detto il ministro Nematzadeh. E poi l’Iran non è solo il suo mercato interno, ha aggiunto: è uno snodo regionale, la base per raggiungere un mercato di tre o quattrocento milioni di consumatori nei vicini paesi del Medio Oriente e nelle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale.
Tra le maglie dell’embargo
Così d’improvviso l’Iran è corteggiato dalle imprese di tutta Europa. Nella competizione, l’Italia spera di far valere la sua storia: è stata il primo paese europeo a riprendere i contatti economici con l’Iran nel 1998, ricorda nel suo ufficio a Roma Luigi D’Agata, che presiede la Camera di commercio e dell’industria italoiraniana (creata nel 2000). “Le imprese italiane, soprattutto piccole e medie, hanno continuato a lavorare in Iran anche durante le sanzioni, pur tra grandi difficoltà”.
Già, l’embargo non ha bloccato proprio tutto. Le sanzioni dell’Onu riguardano una precisa lista di beni, tecnologie, alcune banche (e persone) strettamente legate alla proliferazione atomica, ma non le industrie civili. Così, anche quando Stati Uniti e Unione europea hanno messo sotto embargo petrolio e banche, molti hanno “tenuto”.
L’edilizia è in pieno boom: città satellite circondano la capitale per decine di chilometri
Prendiamo la Idreco, azienda di Pavia che produce impianti di desolforazione e depurazione di reflui industriali (per lo più del settore petrolchimico). In Iran ha due contratti, regolarmente autorizzati. La procedura prevede tre passaggi, spiega al telefono l’amministratore delegato Roberto Alpini. “Prima, bisogna certificare che il cliente iraniano non sia sotto embargo, né la ditta né le persone fisiche”, e il ministero dello sviluppo economico (Mise) ha un ufficio apposito per questo. Poi tutti i trasferimenti bancari vanno approvati dal ministero delle finanze (di solito passano per alcune casse di risparmio italiane e per conti bancari in paesi terzi, per esempio a Dubai).
“Il terzo passaggio è quello di certificare che i macchinari e i materiali non sianodual use”, cioè non possano avere un doppio uso: nell’industria civile, ma anche in quella nucleare a scopi militari. “Bisogna indicare i codici merceologici e aspettare: per progetti di piccole dimensioni dopo 28 giorni vale il silenzio-assenso, ma per i nostri impianti, roba da un milione di euro o più, serve l’autorizzazione esplicita”. L’intera procedura può prendere due o tre mesi, spiega Alpini. La fine delle sanzioni eliminerà molti passaggi, “ma torneranno anche le imprese multinazionali, aumenterà la concorrenza”. Alpini comunque si prepara ad aprire una sede a Teheran: l’Iran “è una miniera d’oro”.
Anche l’ingegner Masarin si è saputo muovere tra le sanzioni. Lo incontro con un gruppo di giornalisti italiani nello stabilimento Immergas a Qazvin, cittadina a nordovest di Teheran, 150 chilometri di autostrada a sei corsie attraverso una sequenza di aree industriali e nuove urbanizzazioni.
Già, l’edilizia è in pieno boom: città satellite circondano la capitale per decine di chilometri, blocchi di edifici si susseguono senza un centro apparente, spesso circondati dal nulla, città-dormitorio in attesa di crearsi intorno un po’ di verde, servizi. “Il governo iraniano ha promosso grandi progetti di edilizia popolare”, osserva Masarin, che già immagina uno scaldabagno per ogni nuovo appartamento.
La sua ditta infatti produce caldaie (in camera chiusa, standard di sicurezza obbligatorio in Italia, ma una relativa novità in Iran) e offre anche la cogenerazione alimentata con l’energia solare e con il gas. Ha cominciato la produzione proprio nel 2011, quando le sanzioni cominciavano a farsi sentire (ma gli scaldabagni non rientrano nell’embargo). “Non siamo qui per delocalizzare e abbassare i costi di produzione rispetto all’Italia”, spiega Masarin. “Noi qui abbiamo fatto un investimento produttivo, una joint venture con partner locali, e produciamo per il mercato iraniano”. Immergas pars è una piccola impresa, 15 dipendenti, 80 caldaie al giorno, ed è parte del gruppo Immergas, che fa globalmente circa 300 milioni di euro di fatturato annuo. Il manager parla di risparmio energetico.
In Iran il prezzo dell’energia è controllato dallo stato attraverso le sovvenzioni, e anche se nel 2010 il governo ha cominciato a tagliare le sovvenzioni, la bolletta energetica degli iraniani resta tra le più basse al mondo: dopo gli ultimi rincari, la benzina costa 26 centesimi di euro al litro. Certo però prima o poi anche l’Iran dovrà investire in risparmio energetico, un’altra potenziale espansione del mercato.
Sarebbe un errore pensare che le sanzioni abbiano svuotato i negozi o fermato l’economia iraniana. “Non abbiamo smesso di comprare e vendere: abbiamo cambiato partner e destinazioni”, mi dice Fatemeh Moghimi. Prima iraniana alla guida di un’impresa di trasporti internazionali, Moghimi è anche la prima donna nel direttivo della Camera di commercio e dell’industria di Teheran, presiede l’Associazione delle imprenditrici (“ogni donna che entra in questo mondo è una pioniera”).
Le sanzioni, dice, “hanno danneggiato voi europei quanto noi iraniani, perché avete perso un mercato” a vantaggio di paesi come la Cina o la Turchia. “Per importare o esportare ogni semplice merce dobbiamo passare per paesi terzi”, spiega Moghimi, con un costo aggiuntivo che stima intorno al 25 per cento. “Così, se troviamo in Cina un macchinario di qualità accettabile, anche se non buono come quello che trovavamo in Germania o in Italia, è ovvio che ora lo compriamo dai cinesi”. Se gli europei vogliono tornare, conclude, sarà per la reciproca convenienza.
Chi ci mette i soldi?
L’importante è che gli italiani non vengano qui solo per vendere i loro prodotti, dice Saeed Leylaz, perché “l’Iran non ha soldi per comprarli. All’Iran servono investimenti”. L’economia iraniana non vuole comprare macchinari, vuole imprenditori che vengano qui a fabbricarli portando tecnologie.
Il credito verrà da banche italiane, con la garanzia della Sace. Anche qui si prepara la fine delle sanzioni. Il 30 novembre a Teheran il presidente della Sace Giovanni Castellaneta ha annunciato accordi di collaborazione con tre banche private iraniane (Pasargad, Parsian e Saman Bank) “per sostenere le imprese italiane in Iran, in vista del traguardo dell’implementation day”. La Sace stima che l’export italiano in Iran, attestato su 1,1 miliardi di euro nel 2014, possa arrivare a quasi tre miliardi nel periodo 2015-2018 “con le migliori opportunità nella meccanica strumentale, petrolio e gas, e trasporti”. Oggi Sace ha stanziato cinque miliardi di euro per nuovi investimenti italiani in Iran.
Chi fa affari con chi? È vero che il 90 per cento delle imprese registrate in Iran sono piccole e medie, ma quando si parla di petrolio e gas, o di ingegneristica e infrastrutture, si parla di grandi aziende di stato. “Il settore pubblico monopolizza tra il 65 e il 70 per cento dell’economia”, osserva Leylaz, “e qui ‘pubblico’ significa molto di più che governo: municipalità, fondazioni religiose, imprese riconducibili alle guardie della rivoluzione”. È un settore protetto, spesso clientelare, espanso negli anni delle sanzioni.
Per chi lavora nell’ingegneria civile dunque l’interlocutore sono grandi aziende di stato. Lo sa bene Franco Bergese, che rappresenta Fata, società di ingegneristica già del gruppo Finmeccanica (che l’ha appena ceduta al gruppo friulano Danieli). Bergese vive in Iran dal 1978 e ha visto tutto: la rivoluzione islamica, la guerra Iran-Iraq, “poi la ricostruzione con il presidente Hashemi Rafsanjani e la riapertura di contatti con l’Italia”. Ha rappresentato Ansaldo e Finmeccanica.
Fata è tra le società che non se ne sono mai andate: aveva un contratto firmato nel 2005, prima delle sanzioni. Ora sta costruendo una centrale elettrica a gas a ciclo combinato presso la città portuale di Bandar Abbas, sul golfo Persico, un investimento da 530 milioni di euro. Cliente è una società del gruppo Gadir, che appartiene a una fondazione religiosa. Contratti privati, niente gare d’appalto. Secondo Leylaz, ristabilire la trasparenza nella gestione economica è uno dei problemi del presidente Hassan Rohani.
Intanto ci sono opportunità per tutti, grandi e piccoli. Hassan Ritali, manager di un’azienda milanese di impianti per il trattamento di scarichi industriali, è entusiasta: è la prima volta che mette piede in Iran, ma la sua Termokimik è stata contattata mesi fa da un’azienda iraniana per costruire un impianto di desolforazione, e ora è qui per portare a termine l’affare (”gli studi di fattibilità sono conclusi, il progetto approvato, appena finiscono le sanzioni andremo alla trattativa finale sul costo”). Una sera, nel salone delle cerimonie di un grande hotel di stato a Teheran, dopo una cena sociale e i discorsi delle autorità, scambia impressioni con i suoi pari sbarcati qui in cerca di affari: neofiti e veterani, tutti convinti che l’Iran sia un’occasione d’oro.
Posted on 1 Aprile 2016 by Alessia Musumeci in Marketing with Commenti disabilitati su «Più credito alle Pmi europee»
Le principali forze politiche del Parlamento europeo hanno inviato una lettera al commissario agli Affari finanziari Jonathan Hill per sostenere con forza l’importanza di rinnovare il sostegno al credito delle Pmi previsto dalle norme bancarie europee, così come una sua più ampia estensione. La lettera è stata firmata da 11 deputati, tra cui il vicepresidente, l’italiano Antonio Tajani (Ppe).
Nella missiva, i parlamentari definiscono la misura di requisito patrimoniale con cui valutare le esposizioni alle piccole e medie imprese – lo Sme Supporting Factor – «uno strumento che può aiutare queste aziende a giocare il loro ruolo di guida della crescita economica». Il sistema prevede infatti che per assicurare flussi di credito alle Pmi istituzioni creditizie e società d’investimento beneficino di requisiti di capitale più accomodanti. In questo senso, i deputati – provenienti da sei diversi paesi e da sei diversi partiti – chiedono alla Commissione di estendere l’applicazione dello Sme Supporting Factor, «per aiutare le piccole e medie imprese a giocare pienamente il loro ruolo nel ridurre il tasso di disoccupazione e sostenere la crescita nell’Unione europea».
La lettera giunge in un contesto molto particolare. Sul fronte finanziario, è acceso in Italia il dibattito sulle nuove regole che sovraintendono al salvataggio di una banca in crisi (il bail-in appena entrato in vigore). E che prevedono che obbligazionisti e azionisti subiscano perdite prima che lo Stato possa intervenire. Molte istituzioni italiane criticano queste regole, ritenendole tra le cause della recente volatilità dei mercati finanziari.
L’iniziativa degli 11 parlamentari europei – oltre a Tajani, il socialista italiano Roberto Gualtieri, la liberale francese Sylvie Goulard, il socialista tedesco Udo Bullmann, il popolare tedesco Burkhard Balz, la socialista portoghese Elisa Ferreira, la portoghese della Sinistra Unita Marisa Matias, la conservatrice britannica Kay Swinburne, il liberale tedesco Michael Theurer, il popolare austriaco Othmar Karas, l’italiano del M5S Marco Valli – affronta un tema simile, sempre bancario, ma da un punto di vista più economico. La lettera evidenzia come le Pmi rappresentino il 99,8% delle imprese europee (le micro-imprese sono il 91,2% del totale) e garantiscono «un contributo vitale» alla crescita e all’occupazione. Il settore genera il 55% del Pil europeo e occupa 75 milioni di cittadini. Il timore è che la cessazione di questa agevolazione comporti per le piccole e medie imprese un aumento dei tassi d’interesse al momento del prestito o peggio una riduzione dei flussi di credito, in un contesto economico già molto fragile. Laddove «con questa azione la diplomazia economica italiana si conferma capace di gioco di squadra, molto attiva a Bruxelles e orientata a sostenere i fattori di crescita dell’Europa», hanno scritto in un comunicato Tajani e Gualtieri.
Soddisfazione per un’iniziativa «pienamente in linea» con le richieste degli industriali italiani è stata espressa da Vincenzo Boccia, presidente del Comitato tecnico Credito e Finanza di Confindustria. A suo giudizio, «il Pmi supporting factor si è dimostrato uno strumento fondamentale per sostenere l’accesso al credito delle Pmi, in una situazione non facile. Anche a seguito degli interventi sulla regolamentazione del sistema creditizio, che hanno inciso e potrebbero continuare a incidere in misura rilevante sull’offerta di credito, accentuando le tensioni finanziarie del sistema produttivo e rappresentando un freno alla capacità di ripresa dell’economia – spiega Boccia -, lo Sme Supporting Factor è un supporto essenziale, perché ha consentito di ridurre gli effetti restrittivi dei più elevati requisiti patrimoniali di Basilea 3 e ha avuto un impatto significativo sulla capacità delle banche di erogare credito alle imprese di dimensioni minori. Secondo l’Abi – prosegue – la misura ha corrisposto a una maggiore potenzialità di credito di circa 30 miliardi». Da qui la richiesta di Confindustria non solo di confermarlo, ma anche di estenderne l’applicazione, «riguardando anche i crediti di importo superiore a 1,5 milioni». Senza dimenticare gli altri interventi: «A livello nazionale, occorre potenziare gli strumenti di garanzia; a livello Ue serve che il processo in corso di completamento e revisione della regolamentazione finanziaria tenga conto degli effetti sul credito e sulla crescita».
Soddisfatto è anche il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, per un’iniziativa che «consentirà di favorire ulteriormente l’erogazione del credito alle piccole imprese, che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana ed europea».
Posted on 31 Marzo 2016 by Alessia Musumeci in Senza categoria with Commenti disabilitati su Due startup italiane nella classifica delle migliori giovani aziende europee
Secondo Tech Tour le 50 aziende che compaiono nella sua lista hanno creato oltre 8000 posti di lavoro high tech, Per il nostro Paese ci sono Octo Telematics e Translated.
Ci sono anche due start-up italiane nella classifica realizzata da Tech Tour delle migliori 50 giovani aziende tech con il più alto tasso di crescita in Europa. Si tratta di Octo Telematics, specializzata nel business della telematica assicurativa, e Translated, agenzia di traduzioni online.
Tech Tour, piattaforma che aggrega investitori, partner strategici per le imprese e imprenditori high-tech, cerca di individuare le aziende più promettenti, o scale-up, in grado di trasformare il panorama tecnologico europeo. Quelle che compaiono nell’elenco Growth 50, presentato nella sua seconda edizione con un eventosvoltosi in Svizzera, sono state selezionate secondo criteri quantitativi (fatturato, crescita e valore economico) e qualitativi forniti da uno speciale comitato di investitori, advisor internazionali e realtà come Bank of America, Accel Partners, Silverpeak, International Venture Club e World Economic Forum.
Le imprese scelte, che valgono tutte insieme 14,2 miliardi di dollari, hanno, nel complesso, creato oltre 8000 posti di lavoro tech, e attirato più di 3,5 miliardi di dollari di investimenti, dimostrando – spiega William Stevens, Managing Director di Tech Tour – “la forza, il potenziale e la competitività dell’Europa nel mercato delle scale-up di tecnologia”.
Mentre nel 2015 sono entrate in classifica BlaBlaCar, Deezer, Shazam, SoundCloud e Spotify, quest’anno anche Octo Telematics, peraltro vincitrice del premio Growth Award, e Translated hanno fatto il loro ingresso nella Growth 50.
Alle aziende italiane va riconosciuto un modello innovativo e all’avanguardia.Octo Telematics, fondata a Roma nel 2002 da Fabio Sbianchi, ha sviluppato l’idea di sfruttare l’installazione sulle auto di una scatola telematica, che consente di monitorare il comportamento di guida del singolo automobilista, per realizzare assicurazioni personalizzate e garantire anche maggiore sicurezza e assistenza in caso di furto o incidente.
Translated, invece, creata nel 1999 da Marco Trombetti e Isabelle Andrieu, è un’azienda web-based che grazie all’uso di algoritmi e software e innovativi riesce a individuare in tempo reale il miglior traduttore professionista per il cliente tra i suoi 160 mila collaboratori sparsi in tutto il mondo e a migliorare la qualità delle traduzioni con sistemi di intelligenza artificiale.
Posted on 30 Marzo 2016 by Alessia Musumeci in Marketing with Commenti disabilitati su Quando l’innovazione incontra la competenza matching tra Pmi, startup e manager
Mappare l’amianto con i droni attraverso applicazioni avanzate nate per valorizzazione e tutelare l’ambiente; usufruire del servizio di telemedicina per la riabilitazione ortottica domiciliare; utilizzare una piattaforma di messaggistica per difendere le informazioni da accessi non autorizzati: le ricadute delle nuove tecnologie sul territorio toccano tutti gli ambiti della vita quotidiana, con progetti di ultima generazione che verranno presentati mercoledì 16 marzo, alle ore 17.00, in via Monte Rosa a Milano (sede del Gruppo 24 ORE), durante il “Matching Deal 2016” organizzato da Backtowork24.
La società del Gruppo 24 ORE che offre a manager, dirigenti e professionisti la possibilità di investire competenze e capitali in startup e PMI ad alto potenziale di crescita, per il secondo appuntamento del 2016 punterà l’attenzione sui settori dell’Information and Communications Technology e dell’hi-tech, che oggi possono aprire nuovi e interessanti scenari di sviluppo: «L’impatto delle nuove tecnologie sull’economia reale ha un peso che spinge gli investimenti complessivi – sottolinea Alberto Bassi, amministratore delegato di BacktoWork24 – basti pensare che l’anno scorso sia investitori istituzionali che business angels, family office e venture incubator hanno scommesso oltre 133 milioni di euro su questo importante anello della catena finanziaria. La nascita, la crescita e il consolidamento di queste realtà prevedono comunque una continua necessità di capitali e soprattutto di know how che solo manager di grande esperienza e competenza riescono a trasferire». È per questo che BacktoWork24, con un attento scouting preliminare, ha selezionato 18 eccellenze del panorama di web solution e digital economy per un evento che vedrà incontri one-to-one e momenti di networking riservati a manager e investitori.
«L’ecosistema delle startup e delle piccole imprese hi-tech in Italia – continua Bassi – è ricco di realtà interessanti che hanno letteralmente stravolto i più tradizionali canoni di business, registrando performance innovative altamente competitive a livello globale e accelerando lo sviluppo sociale e culturale. L’obiettivo finale delle nostre iniziative è la formalizzazione dell’investimento e l’entrata in società del manager/investitore, pronto a scommettere sul futuro attraverso strumenti di finanza non convenzionale, che offrono non solo opportunità economiche, ma anche nuovi stimoli professionali».
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