Posted on 24 Dicembre 2017 by
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Commenti disabilitati su Credito di Imposta per attività di Ricerca e Sviluppo
Le aziende italiane con almeno 30.000 Euro di spese in attività di ricerca e sviluppo possono accedere all’agevolazione di credito d’imposta nell’anno successivo. Il contributo è relativo a ciascuna annualità fino al 2020 incluso, per tutte le spese sostenute per attività di sviluppo, innovazione tecnologica, progettazione e ricerca. Le spese agevolabili sono quelli incrementali rispetto al triennio 2012-2014.
Per il 2017 il Ministero ha introdotto l’aumento al 50% della agevolazione su tutti i costi relativi alla ricerca e sviluppo, e per tutto il personale interno coinvolto, condizione prima riferita solo al personale ricercatore con laurea magistrale.
Le spese ammissibili includono:
- Personale coinvolto nei progetti di ricerca e sviluppo;
- Strumenti e attrezzature di laboratorio (quote di ammortamento, canoni leasing, costi di noleggio);
- Contratti di ricerca con università, enti di ricerca, imprese, start-up innovative;
- Privative industriali (brevetti, marchi, diritto d’autore);
- Certificazione contabile per le imprese non soggette a revisione contabile e prive di collegio sindacale.
Smartman mette a disposizione dei propri clienti esperti tecnici che mediante incontri in azienda mirati ricostruiscono e verificano la fiscalità per gli anni 2012-2014 per quantificare la media di spesa in ricerca e sviluppo. Valutano le attività dell’anno in corso che possono essere ricondotte ad attività incentivabili. Redigono la documentazione formale necessaria per l’attività di ricerca e sviluppo, calcolando l’importo incrementale incentivabile. L’analisi viene rendicontata in un rapporto tecnico in termini di costi e risorse sostenuti. Il documento tecnico viene poi certificato da parte di Revisore iscritto all’albo se richiesto.
Il Credito di imposta per attività di Ricerca e viluppo e cumulabile con gli altri strumenti emanati dal Ministero dello Sviluppo Economico, quali: Industria 4.0, Nuova Sabatini, Patent Box, Fondo di Garanzia per le PMI, etc.
Posted on 1 Aprile 2016 by
Alessia Musumeci in
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Commenti disabilitati su «Più credito alle Pmi europee»
Le principali forze politiche del Parlamento europeo hanno inviato una lettera al commissario agli Affari finanziari Jonathan Hill per sostenere con forza l’importanza di rinnovare il sostegno al credito delle Pmi previsto dalle norme bancarie europee, così come una sua più ampia estensione. La lettera è stata firmata da 11 deputati, tra cui il vicepresidente, l’italiano Antonio Tajani (Ppe).
Nella missiva, i parlamentari definiscono la misura di requisito patrimoniale con cui valutare le esposizioni alle piccole e medie imprese – lo Sme Supporting Factor – «uno strumento che può aiutare queste aziende a giocare il loro ruolo di guida della crescita economica». Il sistema prevede infatti che per assicurare flussi di credito alle Pmi istituzioni creditizie e società d’investimento beneficino di requisiti di capitale più accomodanti. In questo senso, i deputati – provenienti da sei diversi paesi e da sei diversi partiti – chiedono alla Commissione di estendere l’applicazione dello Sme Supporting Factor, «per aiutare le piccole e medie imprese a giocare pienamente il loro ruolo nel ridurre il tasso di disoccupazione e sostenere la crescita nell’Unione europea».
La lettera giunge in un contesto molto particolare. Sul fronte finanziario, è acceso in Italia il dibattito sulle nuove regole che sovraintendono al salvataggio di una banca in crisi (il bail-in appena entrato in vigore). E che prevedono che obbligazionisti e azionisti subiscano perdite prima che lo Stato possa intervenire. Molte istituzioni italiane criticano queste regole, ritenendole tra le cause della recente volatilità dei mercati finanziari.
L’iniziativa degli 11 parlamentari europei – oltre a Tajani, il socialista italiano Roberto Gualtieri, la liberale francese Sylvie Goulard, il socialista tedesco Udo Bullmann, il popolare tedesco Burkhard Balz, la socialista portoghese Elisa Ferreira, la portoghese della Sinistra Unita Marisa Matias, la conservatrice britannica Kay Swinburne, il liberale tedesco Michael Theurer, il popolare austriaco Othmar Karas, l’italiano del M5S Marco Valli – affronta un tema simile, sempre bancario, ma da un punto di vista più economico. La lettera evidenzia come le Pmi rappresentino il 99,8% delle imprese europee (le micro-imprese sono il 91,2% del totale) e garantiscono «un contributo vitale» alla crescita e all’occupazione. Il settore genera il 55% del Pil europeo e occupa 75 milioni di cittadini. Il timore è che la cessazione di questa agevolazione comporti per le piccole e medie imprese un aumento dei tassi d’interesse al momento del prestito o peggio una riduzione dei flussi di credito, in un contesto economico già molto fragile. Laddove «con questa azione la diplomazia economica italiana si conferma capace di gioco di squadra, molto attiva a Bruxelles e orientata a sostenere i fattori di crescita dell’Europa», hanno scritto in un comunicato Tajani e Gualtieri.
Soddisfazione per un’iniziativa «pienamente in linea» con le richieste degli industriali italiani è stata espressa da Vincenzo Boccia, presidente del Comitato tecnico Credito e Finanza di Confindustria. A suo giudizio, «il Pmi supporting factor si è dimostrato uno strumento fondamentale per sostenere l’accesso al credito delle Pmi, in una situazione non facile. Anche a seguito degli interventi sulla regolamentazione del sistema creditizio, che hanno inciso e potrebbero continuare a incidere in misura rilevante sull’offerta di credito, accentuando le tensioni finanziarie del sistema produttivo e rappresentando un freno alla capacità di ripresa dell’economia – spiega Boccia -, lo Sme Supporting Factor è un supporto essenziale, perché ha consentito di ridurre gli effetti restrittivi dei più elevati requisiti patrimoniali di Basilea 3 e ha avuto un impatto significativo sulla capacità delle banche di erogare credito alle imprese di dimensioni minori. Secondo l’Abi – prosegue – la misura ha corrisposto a una maggiore potenzialità di credito di circa 30 miliardi». Da qui la richiesta di Confindustria non solo di confermarlo, ma anche di estenderne l’applicazione, «riguardando anche i crediti di importo superiore a 1,5 milioni». Senza dimenticare gli altri interventi: «A livello nazionale, occorre potenziare gli strumenti di garanzia; a livello Ue serve che il processo in corso di completamento e revisione della regolamentazione finanziaria tenga conto degli effetti sul credito e sulla crescita».
Soddisfatto è anche il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, per un’iniziativa che «consentirà di favorire ulteriormente l’erogazione del credito alle piccole imprese, che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana ed europea».
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