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PADOAN AL FESTIVAL DELL’ECONOMIA DI TRENTO:”IL JOBS ACT HA RESO MIGLIORE IL MERCATO DEL LAVORO”

PADOAN AL FESTIVAL DELL’ECONOMIA DI TRENTO:”IL JOBS ACT HA RESO MIGLIORE IL MERCATO DEL LAVORO”

Posted on 9 Giugno 2016 by in Uncategorized with Commenti disabilitati su PADOAN AL FESTIVAL DELL’ECONOMIA DI TRENTO:”IL JOBS ACT HA RESO MIGLIORE IL MERCATO DEL LAVORO”

Interventi istituzionali al Festival dell’Economia, in corso dal 2 al 5 giugno a Trento. Nel corso di un dibattito sulla necessità per l’Ue di dotarsi di un ministro delle Finanze europeo sono intervenuti il ministro delle Finanze Vincenzo Visco e il governatore della Banca di Francia Villeroy De Galhau, successivamente ha preso la parola anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.   Padoan ha sottolineato che in Italia il jobs act ha reso “il mercato del lavoro radicalmente migliore e già si vede” ed e’ stato “un grimaldello per la fiducia” perché ha dimostrato che “un paese ritenuto incapace di far le riforme le fa”. Sulla riduzione delle tasse ha aggiunto che “i tagli alle imprese sono già previsti per il 2017. Se ci saranno ulteriori spazi per tagliare le tasse alle famiglie lo faremo. Ma ci sono vincoli di bilancio molto stetti. Vedremo… Il taglio dell’Ires? Sara’ confermato”.   Secondo Padoan “la strategia del governo, da quando è nato, si basa su riforme strutturali, finanza della crescita e tagli di tasse. Ne abbiamo tagliate diverse in misura abbondante: vedremo di capire, in base ai tagli già effettuati cosa può essere ancora tagliato”. Grazie alle riforme “mai viste” che il governo ha messo in campo in due anni sul sistema bancario e grazie a “crescita e ripresa degli investimenti in un orizzonte di due anni, che e’ il periodo normale di gestione delle sofferenze, il sistema tornerà stabile”, quando “saranno portate a termine anche fusioni, acquisizioni e ricapitalizzazioni”.   In precedenza sia  Villeroy De Galhau che Vincenzo Visco si erano detti molto preoccupati dalla possibilità che il referendum sulla Brexit renda l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa una realtà.   Secondo Visco se al referendum nel Regno Unito vincesse l’ipotesi di uscita di Londra dall’Ue “anche tra i paesi dell’eurozona ci potrebbero essere tentazioni di fuoriuscita, che verrebbero giustificate con la possibilità di regolare i tassi di cambio”. Se vincerà  la Brexit, ha proseguito Visco, “ci saranno delle forze che cercheranno di seguire l’esempio della Gran Bretagna, che prendono vita da questi fenomeni e che poi portano tumulti sui mercati finanziari: noi dovremmo contrastare queste forze”.   Il governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy De Galhau ha rimarcato che “In caso di fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ci saranno tumulti sui mercati finanziari e sui tassi d’interesse bancari e certamente servirà un intervento delle autorità finanziarie europee per ripristinare l’ordine”.  “Nell’ambito dell’Unione europea – ha aggiunto – la Gran Bretagna e’ importante, tra l’altro, per la city di Londra e sarebbe quindi una pessima cosa avere il Regno Unito non nel mercato comune e la city ancora legata all’Europa. Possiamo immaginare le conseguenze per quei fondi costituiti all’interno della city”.   Sulla grave crisi economica che ha colpito la Grecia Visco ha detto che “c’è ancora molto da fare prima che il problema greco si possa dire risolto”. Visco ha comunque lamentato il fatto che nel corso della crisi di Atene siano emerse da tutte le parti “pregiudizi gravi e grossolani”. La crisi del 2008 ha insegnato che “dobbiamo puntare di più alla stabilità finanziaria, al completamento del mercato e tener conto delle contingenze. Abbiamo però bisogno anche di maggiore vigilanza, intesa come supervisione dei prodotti e strutture finanziarie e delle grandi banche di investimento”.

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«Più credito alle Pmi europee»

«Più credito alle Pmi europee»

Posted on 1 Aprile 2016 by in Marketing with Commenti disabilitati su «Più credito alle Pmi europee»

Le principali forze politiche del Parlamento europeo hanno inviato una lettera al commissario agli Affari finanziari Jonathan Hill per sostenere con forza l’importanza di rinnovare il sostegno al credito delle Pmi previsto dalle norme bancarie europee, così come una sua più ampia estensione. La lettera è stata firmata da 11 deputati, tra cui il vicepresidente, l’italiano Antonio Tajani (Ppe).

 Nella missiva, i parlamentari definiscono la misura di requisito patrimoniale con cui valutare le esposizioni alle piccole e medie imprese – lo Sme Supporting Factor – «uno strumento che può aiutare queste aziende a giocare il loro ruolo di guida della crescita economica». Il sistema prevede infatti che per assicurare flussi di credito alle Pmi istituzioni creditizie e società d’investimento beneficino di requisiti di capitale più accomodanti. In questo senso, i deputati – provenienti da sei diversi paesi e da sei diversi partiti – chiedono alla Commissione di estendere l’applicazione dello Sme Supporting Factor, «per aiutare le piccole e medie imprese a giocare pienamente il loro ruolo nel ridurre il tasso di disoccupazione e sostenere la crescita nell’Unione europea».

La lettera giunge in un contesto molto particolare. Sul fronte finanziario, è acceso in Italia il dibattito sulle nuove regole che sovraintendono al salvataggio di una banca in crisi (il bail-in appena entrato in vigore). E che prevedono che obbligazionisti e azionisti subiscano perdite prima che lo Stato possa intervenire. Molte istituzioni italiane criticano queste regole, ritenendole tra le cause della recente volatilità dei mercati finanziari.

L’iniziativa degli 11 parlamentari europei – oltre a Tajani, il socialista italiano Roberto Gualtieri, la liberale francese Sylvie Goulard, il socialista tedesco Udo Bullmann, il popolare tedesco Burkhard Balz, la socialista portoghese Elisa Ferreira, la portoghese della Sinistra Unita Marisa Matias, la conservatrice britannica Kay Swinburne, il liberale tedesco Michael Theurer, il popolare austriaco Othmar Karas, l’italiano del M5S Marco Valli – affronta un tema simile, sempre bancario, ma da un punto di vista più economico. La lettera evidenzia come le Pmi rappresentino il 99,8% delle imprese europee (le micro-imprese sono il 91,2% del totale) e garantiscono «un contributo vitale» alla crescita e all’occupazione. Il settore genera il 55% del Pil europeo e occupa 75 milioni di cittadini. Il timore è che la cessazione di questa agevolazione comporti per le piccole e medie imprese un aumento dei tassi d’interesse al momento del prestito o peggio una riduzione dei flussi di credito, in un contesto economico già molto fragile. Laddove «con questa azione la diplomazia economica italiana si conferma capace di gioco di squadra, molto attiva a Bruxelles e orientata a sostenere i fattori di crescita dell’Europa», hanno scritto in un comunicato Tajani e Gualtieri.

Soddisfazione per un’iniziativa «pienamente in linea» con le richieste degli industriali italiani è stata espressa da Vincenzo Boccia, presidente del Comitato tecnico Credito e Finanza di Confindustria. A suo giudizio, «il Pmi supporting factor si è dimostrato uno strumento fondamentale per sostenere l’accesso al credito delle Pmi, in una situazione non facile. Anche a seguito degli interventi sulla regolamentazione del sistema creditizio, che hanno inciso e potrebbero continuare a incidere in misura rilevante sull’offerta di credito, accentuando le tensioni finanziarie del sistema produttivo e rappresentando un freno alla capacità di ripresa dell’economia – spiega Boccia -, lo Sme Supporting Factor è un supporto essenziale, perché ha consentito di ridurre gli effetti restrittivi dei più elevati requisiti patrimoniali di Basilea 3 e ha avuto un impatto significativo sulla capacità delle banche di erogare credito alle imprese di dimensioni minori. Secondo l’Abi – prosegue – la misura ha corrisposto a una maggiore potenzialità di credito di circa 30 miliardi». Da qui la richiesta di Confindustria non solo di confermarlo, ma anche di estenderne l’applicazione, «riguardando anche i crediti di importo superiore a 1,5 milioni». Senza dimenticare gli altri interventi: «A livello nazionale, occorre potenziare gli strumenti di garanzia; a livello Ue serve che il processo in corso di completamento e revisione della regolamentazione finanziaria tenga conto degli effetti sul credito e sulla crescita».

Soddisfatto è anche il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, per un’iniziativa che «consentirà di favorire ulteriormente l’erogazione del credito alle piccole imprese, che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana ed europea».

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