Tag: tecnologia

Due startup italiane nella classifica delle migliori giovani aziende europee

Due startup italiane nella classifica delle migliori giovani aziende europee

Posted on 31 Marzo 2016 by in Senza categoria with Commenti disabilitati su Due startup italiane nella classifica delle migliori giovani aziende europee

Secondo Tech Tour le 50 aziende che compaiono nella sua lista hanno creato oltre 8000 posti di lavoro high tech, Per il nostro Paese ci sono Octo Telematics e Translated.

Ci sono anche due start-up italiane nella classifica realizzata da Tech Tour delle migliori 50 giovani aziende tech con il più alto tasso di crescita in Europa. Si tratta di Octo Telematics, specializzata nel business della telematica assicurativa, e Translated, agenzia di traduzioni online.

Tech Tour, piattaforma che aggrega investitori, partner strategici per le imprese e imprenditori high-tech, cerca di individuare le aziende più promettenti, o scale-up, in grado di trasformare il panorama tecnologico europeo. Quelle che compaiono nell’elenco Growth 50 , presentato nella sua seconda edizione con un evento svoltosi in Svizzera, sono state selezionate secondo criteri quantitativi (fatturato, crescita e valore economico) e qualitativi forniti da uno speciale comitato di investitori, advisor internazionali e realtà come Bank of America, Accel Partners, Silverpeak, International Venture Club e World Economic Forum.

Le imprese scelte, che valgono tutte insieme 14,2 miliardi di dollari, hanno, nel complesso, creato oltre 8000 posti di lavoro tech, e attirato più di 3,5 miliardi di dollari di investimenti, dimostrando – spiega William Stevens, Managing Director di Tech Tour – “la forza, il potenziale e la competitività dell’Europa nel mercato delle scale-up di tecnologia”.

Mentre nel 2015 sono entrate in classifica BlaBlaCar, Deezer, Shazam, SoundCloud e Spotify, quest’anno anche Octo Telematics, peraltro vincitrice del premio Growth Award , e Translated hanno fatto il loro ingresso nella Growth 50.

Alle aziende italiane va riconosciuto un modello innovativo e all’avanguardia.Octo Telematics , fondata a Roma nel 2002 da Fabio Sbianchi, ha sviluppato l’idea di sfruttare l’installazione sulle auto di una scatola telematica, che consente di monitorare il comportamento di guida del singolo automobilista, per realizzare assicurazioni personalizzate e garantire anche maggiore sicurezza e assistenza in caso di furto o incidente.

Translated , invece, creata nel 1999 da Marco Trombetti e Isabelle Andrieu, è un’azienda web-based che grazie all’uso di algoritmi e software e innovativi riesce a individuare in tempo reale il miglior traduttore professionista per il cliente tra i suoi 160 mila collaboratori sparsi in tutto il mondo e a migliorare la qualità delle traduzioni con sistemi di intelligenza artificiale.

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Quando l’innovazione incontra la competenza matching tra Pmi, startup e manager

Quando l’innovazione incontra la competenza matching tra Pmi, startup e manager

Posted on 30 Marzo 2016 by in Marketing with Commenti disabilitati su Quando l’innovazione incontra la competenza matching tra Pmi, startup e manager

Mappare l’amianto con i droni attraverso applicazioni avanzate nate per valorizzazione e tutelare l’ambiente; usufruire del servizio di telemedicina per la riabilitazione ortottica domiciliare; utilizzare una piattaforma di messaggistica per difendere le informazioni da accessi non autorizzati: le ricadute delle nuove tecnologie sul territorio toccano tutti gli ambiti della vita quotidiana, con progetti di ultima generazione che verranno presentati mercoledì 16 marzo, alle ore 17.00, in via Monte Rosa a Milano (sede del Gruppo 24 ORE), durante il “Matching Deal 2016” organizzato da Backtowork24.
La società del Gruppo 24 ORE che offre a manager, dirigenti e professionisti la possibilità di investire competenze e capitali in startup e PMI ad alto potenziale di crescita, per il secondo appuntamento del 2016 punterà l’attenzione sui settori dell’Information and Communications Technology e dell’hi-tech, che oggi possono aprire nuovi e interessanti scenari di sviluppo: «L’impatto delle nuove tecnologie sull’economia reale ha un peso che spinge gli investimenti complessivi – sottolinea Alberto Bassi, amministratore delegato di BacktoWork24 – basti pensare che l’anno scorso sia investitori istituzionali che business angels, family office e venture incubator hanno scommesso oltre 133 milioni di euro su questo importante anello della catena finanziaria. La nascita, la crescita e il consolidamento di queste realtà prevedono comunque una continua necessità di capitali e soprattutto di know how che solo manager di grande esperienza e competenza riescono a trasferire». È per questo che BacktoWork24, con un attento scouting preliminare, ha selezionato 18 eccellenze del panorama di web solution e digital economy per un evento che vedrà incontri one-to-one e momenti di networking riservati a manager e investitori.
«L’ecosistema delle startup e delle piccole imprese hi-tech in Italia – continua Bassi – è ricco di realtà interessanti che hanno letteralmente stravolto i più tradizionali canoni di business, registrando performance innovative altamente competitive a livello globale e accelerando lo sviluppo sociale e culturale. L’obiettivo finale delle nostre iniziative è la formalizzazione dell’investimento e l’entrata in società del manager/investitore, pronto a scommettere sul futuro attraverso strumenti di finanza non convenzionale, che offrono non solo opportunità economiche, ma anche nuovi stimoli professionali».

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La digitalizzazione delle piccole e medie imprese in Italia

La digitalizzazione delle piccole e medie imprese in Italia

Posted on 29 Marzo 2016 by in Marketing with Commenti disabilitati su La digitalizzazione delle piccole e medie imprese in Italia

Secondo la Commissione europea, nel corso del 2015 le aziende italiane hanno fatto registrare qualche progresso per quanto riguarda il ricorso alle tecnologie digitali

 

Recentemente il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha sottolineato che la digitalizzazione rappresenta “una leva essenziale” per aumentare “la capacità delle imprese di giocare un ruolo crescente sui mercati internazionali”, condizione fondamentale per stimolare la crescita economica e creare nuovo lavoro di qualità.Secondo il Digital Economy and Society Index 2016 (DESI) – ovvero l’indice che valuta lo stato di avanzamento dei Paesi dell’UE verso un’economia e una società digitali attraverso cinque indicatori (connettività, capitale umano, utilizzo di internet, integrazione della tecnologia digitale e servizi pubblici digitali) –, l’Italia è tra gli Stati membri dell’Unione europea meno sviluppati digitalmente: infrastrutture (l’Italia è ultima per la diffusione della banda larga fissa) e competenze (gli italiani sono 24esimi su 28 per le competenze digitali basiche necessarie) sono al di sotto della media europea. Ma risultati (relativamente) positivi non mancano e provengono dalle imprese.

Pur invitandole a sfruttare al meglio le opportunità offerte dal commercio elettronico, la Commissione europea osserva che le imprese italiane sono tra le prime nell’UE ad utilizzare i servizi cloud. Nel corso del 2015 sono aumetante anche le imprese presenti sui social media, passate dal 12 al 14% del totale delle aziende con più di dieci dipendenti e attive nel settore non finanziario, e quelle che vendono on-line sia in Italia (dal 5,1% al 6,5%) che oltre confine (dal 4 al 5,2%). Secondo la Commissione europea, sfruttare le possibilità offerte dall’e-commerce consentirebbe alle imprese italiane di espandere i loro mercati o diventare più competitive in quelli in cui già operano.

Nonostante quanto rilevato dalla Commissione europea, il grado di digitalizzazione delle imprese italiane resta molto basso: l’indicatore di digitalizzazione, elaborato dall’ISTAT e basato sull’adozione di dodici attività in Rete (percentuale di addetti che utilizzano computer o device mobili connessi, utilizzo di specialisti ICT (interni o esterni), utilizzo di sito web dell’impresa…), è basso o molto basso per circa nove imprese su 10 (otto su 10 a livello europeo), con le aziende più piccole (10-49 addetti) che presentano un minore grado di digitalizzazione rispetto alle altre.

Il futuro del cambiamento tecnologico nel business

Il futuro del cambiamento tecnologico nel business

Posted on 17 Marzo 2016 by in Marketing with Commenti disabilitati su Il futuro del cambiamento tecnologico nel business

Dal report, realizzato dall’EIU e sponsorizzato da Ricoh, emerge come le tecnologie continueranno a influenzare in modo significativo i modelli di business per tutto il prossimo decennio. Di conseguenza, per continuare a competere sul mercato e cogliere nuove opportunità le aziende dovranno fare leva sull’evoluzione dell’IT. Processi flessibili, strutture aziendali dinamiche e strumenti che migliorino l’interazione con i dipendenti e i clienti: queste sono le condizioni necessarie affinché un’azienda riesca ad adattarsi rapidamente al mercato e a trarre vantaggio dai cambiamenti tecnologici.

La necessità di cambiamento, per il quale la tecnologia funge da driver, viene principalmente attribuita alla sempre maggiore disponibilità di banda e di applicazioni e servizi di archiviazione erogati tramite il cloud. Parallelamente le aziende devono far fronte al fenomeno dei ‘Big Data’, vale a dire l’aumento esponenziale dei volumi di dati da gestire. Un’altra tendenza nelle aziende riguarda il sempre maggior utilizzo dei social media e di strumenti per la comunicazione video. E’ interessante notare come questi e altri strumenti tecnologici esistano già da tempo, ma verranno utilizzati in modo nuovo e questo, insieme allo sviluppo di nuovi tool, porterà a cambiamenti radicali nei modelli di business.

Carsten Bruhn, Executive Vice President di Ricoh Europe PLC commenta: “La tecnologia fine a se stessa non consente alle aziende di tenere il passo con i cambiamenti necessari a crescere e a competere. Sono l’innovazione e l’ottimizzazione dei processi di business, rese possibile dalle tecnologie, a portare vero valore aggiunto. L’obiettivo di questo cambiamento radicale è migliorare l’accesso alle informazioni e favorire la collaborazione e la condivisione della conoscenza. I manager delle aziende devono scegliere partner che siano in grado di concretizzare i cambiamenti in maniera costante nel tempo. Non è infatti più pensabile di implementare tecnologie per ottenere efficienza solo nel breve periodo”.

Tra i principali risultati della ricerca:

  • Saranno pochi i settori industriali a non essere coinvolti nei cambiamenti tecnologici. Sei intervistati su dieci fra i business leader sono convinti che molti settori nei quali operano subiranno modifiche significative da adesso al 2020, assumendo caratteristiche assai diverse da quelli di oggi.
  • Per coloro che saranno in grado di gestirli, i “Big Data”, diventeranno un’attività di business vera e propria. La Commissione Europea stima che la gestione dei dati di tipo governativo potrebbe creare un giro di affari di circa 40 miliardi di euro, stimolando la crescita di nuovi servizi informativi.
  • Le transazioni sono sempre più automatizzate e la collaborazione tra strutture distribuite diventa sempre più virtuale. Di conseguenza anche la funzione degli archivi fisici e, più in generale, degli uffici è destinata a cambiare. Oggi le transazioni bancarie sono per la maggior parte automatizzate e le filiali ricoprono sempre più un ruolo consulenziale anziché operativo. Questa tendenza interesserà anche altre strutture che fungono da interfaccia con la clientela.
  • Entro il 2020 i clienti sostituiranno la tradizionale funzione di ricerca e sviluppo e saranno la principale fonte di idee per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi. Inoltre, gli intervistati ritengono che i clienti contribuiranno allo sviluppo di idee per il miglioramento dei processi aziendali esattamente come i dipendenti.
  • Si assisterà a uno spostamento verso processi decisionali decentralizzati: il 63% dei responsabili aziendali è convinto che nelle aziende si stia affermando un modello gestionale decentralizzato. Questo significa che i processi decisionali si sposteranno dal board aziendale ai singoli dipendenti.
  • L’organizzazione del 2020 sarà più “trasparente” di quanto non lo sia mai stata. Nel prossimo decennio, le aziende avranno grande difficoltà a nascondere servizi scadenti, prezzi troppo alti oppure altri approcci non corretti, in quanto la tecnologia le renderà trasparenti di fronte agli occhi degli utenti finali più di quanto sia mai avvenuto prima.

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Modelli di business innovativi

Modelli di business innovativi

Posted on 17 Marzo 2016 by in Marketing with Commenti disabilitati su Modelli di business innovativi

«La rete libera è un’opportunità. Un ambiente dove è facile operare. Sulla rete libera è possibile raggiungere mercati emergenti, generare nuovi modelli di business, abbattere i costi. Come tutte le opportunità, comporta anche dei rischi, soprattutto per i business tradizionali. Che però devono accettare la sfida». Luigi Perissich, direttore di Confindustria servizi innovativi e tecnologici, è appena uscito da una riunione sulla regolamentazione del web.

Nonostante i timori diffusi tra gli associati sull’eventualità che si arrivi a un eccesso di regolamentazione della rete, sfida l’impopolarità e invita a un dialogo con i settori tradizionali. «In qualsiasi mercato, infatti, chi ha già delle posizioni di preminenza a volte non vede l’innovazione come un fenomeno del tutto positivo: nessuno vuole perdere quello che ha già. Ma la storia dimostra che la discontinuità tecnologica apre sempre nuovi spazi, anche per nuovi attori». L’innovazione va colta. «Uno dei temi su cui questo è ormai chiaro è quello dei contenuti digitali. Penso a quello che ha fatto Apple con la musica. Oppure ai tentativi di apertura ai libri digitali compiuti in Italia: oggi, tra i più importanti editori digitali c’è poco o nulla delle case editrici tradizionali». Darsi da fare per non subire il cambiamento. «Non sono passaggi facili. Esistono modelli di business che devono cambiare. La nostra associazione è aperta a discutere con tutti i soggetti coinvolti per trovare soluzioni condivise, nell’ottica della convergenza tra reti, contenuti e produttori di contenuti».

Il dialogo è indispensabile anche per la regolamentazione del web. «Dobbiamo puntare a una co-regolamentazione: i migliori risultati si ottengono quando c’è coinvolgimento di tutti». A patto che ci si avvicini all’argomento con il giusto approccio. «Si dovrà tener conto di che cos’è internet, della sua straordinaria capacità di resistere ai tentativi di blocco o filtraggio. Questa è la base del discorso: qualunque soluzione dovrà essere condivisa tra gli attori commerciali e contare su una forte iniziativa di collaborazione degli utenti, i quali dovranno accettare il principio secondo cui anche online, come nella vita reale, ognuno è responsabile di quello che fa».
a.larizza@ilsole24ore.com